EBOLI: PRIMARIE PD TRA VECCHIE VOLPI E GIOVANI MARMOTTE
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Se la si dovesse
raccontare a chi non l’ha vissuta, la vicenda delle primarie del Pd di Eboli
somiglierebbe ad una sceneggiatura di “Scherzi a parte”. Il dramma è che, però,
i protagonisti della vicenda pretendono di mettere di nuovo le mani
sull’amministrazione comunale e sul futuro degli ebolitani. Anzi, a ben vedere,
si potrebbe trattare di un vero e proprio “psicodramma democrat”, con posizioni
che si modificano anche più volte nel giro di pochi minuti. Andiamo con ordine
e partiamo dall’inizio, esattamente dalla presentazione del manifesto di valori
tra i Riformisti e la sinistra radicale. Ai giornalisti che chiedevano notizie
sulla loro partecipazione alle primarie, i contiani rispondevano
orgogliosamente: «Siamo componente del Pd, abbiamo diritto a partecipare e lo
faremo». Risultato: i contiani non partecipano, criticano le primarie e
pretendono un candidato della cosiddetta società civile, la classica formula
all’italiana che non significa nulla. Secondo caso, quello dell’ex consigliere
comunale Roberto Palladino, che pure nella passata amministrazione si era
segnalato tra i più lucidi. Palladino partecipa ad alcune riunioni Pd della
componente Cicia. Nel frattempo, però, tenta di mettere in piedi una cordata di
40enni, individuando nel difensore civico, Gaetano Naimoli, il possibile
candidato. Ma dopo poco si rende conto che non c’è consenso, se non quello dei
familiari e di qualche amico ed allora apparentemente desiste. Ma solo
apparentemente, perché intanto, abbandonata la pista Naimoli, Palladino sposa
l’opzione Conte che vuole candidare il cardiochirurgo Giuseppe Di Benedetto.
Addirittura, firma un comunicato stampa, a nome del gruppo Pd nell’ex
maggioranza Melchionda, di sostegno a Di Benedetto. Peccato, però, che proprio
il candidato maggiormente accreditato in quell’area, Cosimo Cicia, non sia
d’accordo sulla proposta di Conte, che pare abbia il via libera anche dell’ex
sindaco, Martino Melchionda. Inciuci finiti? Macché, la sorpresa arriva da
Salerno: tra i candidati c’è anche Gaetano Naimoli. Essendo fuori dal partito e
dalla politica, ci si chiede: chi lo candida? Allora si spulciano i
sottoscrittori e si vede che sono legati proprio a Palladino, compresi alcuni
suoi familiari. E non finisce qui, perché ieri, insieme con Damiano Capaccio e
Mario Conte, proprio Roberto Palladino e Vincenzo Caputo fanno una giravolta:
Palladino da Naimoli ripassa a Di Benedetto; Caputo sconfessa le primarie e si
butta pure lui sul cardiochirurgo. Ora la domanda è: il Pd, quello ufficiale
che dovrebbe ritrovarsi intorno alla figura del vicesindaco, Cosimo Cicia,
quale direzione prenderà? E ad appoggiare la proposta di Carmelo Conte che
metterebbe in campo Di Benedetto, quale Pd è, quello di Palladino, quello di
Melchionda o quello di Cicia? E Naimoli, la cui candidatura appare
politicamente ed amministrativamente di scarso peso, come sarà utilizzato dai
suoi padrini? Per la verità, nelle ultime ore si era sparsa anche la voce che
proprio l’area Conte potesse far confluire su Naimoli i propri consensi alle
primarie. In questo caso, però, il giovane difensore civico passerebbe per il
burattino in mano a chi tira i fili. Lapidario anche il giudizio di un altro
candidato, Adolfo Lavorgna: «I nomi dei candidati li conoscevo da tempo e non
mi sono stupito. Ho provato a dialogare, ma non tutti erano dello stesso
avviso. Posizioni troppo rigide stanno rendendo la battaglia ancora più dura e
il risultato potrebbe essere una vera e propria sorpresa. Siamo ancora in tempo
per fermare questa stupida mattanza politica». Insomma, il Pd non è un
“ambiente caotico”, ma un vero e proprio manicomio. Soprattutto, però, ciò che
dovrebbe preoccupare gli ebolitani è la mancanza assoluta di idee, di
programmi, di progetti per la città, tutti concentrati sulle prossime poltrone
da spartirsi. Tutto questo, però, alla vigilia di ore convulse come quelle di
ieri e di oggi. Ore convulse per una serie di rilievi che potrebbero essere
mossi alla regolarità della presentazione delle candidature, tutti rilievi che
vedrebbero in qualche modo protagonista la figura di Naimoli. I suoi compagni
di partito del Pd, infatti, stanno verificando sia la regolarità delle firme
dei sottoscrittori, sia lo stesso profilo di Naimoli. Nel primo caso, i rilievi
riguarderebbero la presunta presenza di firme doppione; nel secondo caso,
invece, si sottolinea, sempre dall’interno del Partito Democratico, come per
Naimoli si possa configurare una sorta di “non presentabilità” alle primarie,
perché avendo ricoperto il ruolo di difensore civico, non potrebbe assumere
eventualmente la carica di sindaco della stessa città, come prevederebbe il
testo unico degli Enti Locali. Per la verità, pare che il tutto possa essere
chiarito attraverso il regolamento comunale, che potrebbe anche non prevedere
una incandidabilità specifica. Insomma, appena affacciatosi alla politica,
Naimoli finisce nel frullatore delle critiche, tutte critiche mosse
direttamente dai suoi compagni di partito.
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