di Laura Naimoli
L’ex sindaco di Eboli, Martino Melchionda, ammonisce i dipendenti comunali che erano stati destinati all’espletamento delle attività presso l’ufficio del Giudice di Pace, e che, con le motivazioni più disparate, si sono sottratti all’onere, mandando in tilt il regolare funzionamento dell’ufficio giudiziario, mantenuto in piedi soltanto grazie alla decisione del Ministero della giustizia che consentiva al comune di Eboli di conservare l’ufficio del giudice di pace purché si fosse fatto carico dei costi di gestione, reperendo locali, attrezzature e personale amministrativo da gestire come impiegati del comune. «Il mantenimento dell’ufficio del Giudice di Pace - spiega Melchionda - con la relativa assunzione degli oneri relativi ai costi di funzionamento e del personale amministrativo, è frutto di una precisa scelta assunta dall'amministrazione comunale uscente. Una scelta, questa, dettata dall'importanza di avere nella nostra città tale ufficio giudiziario, capace di garantire la risoluzione, in tempi brevi, di controversie di piccola entità, impedendo quindi ai nostri concittadini di doversi recare necessariamente a Salerno. Senz'altro si tratta di un sacrificio da parte dell’Ente che, a parere nostro, vale la pena di compiere, soprattutto in un quadro generale di progressiva chiusura di tutte le sezioni distaccate dei tribunali. Non possiamo di certo rinunciare a tale importante presidio giudiziario soltanto perché la struttura comunale, sin dall'inizio, non ha preso di buon grado tale decisione. Infatti, già allora, attraverso un avviso interno, che venne fatto anche da parte degli altri comuni del comprensorio, chiedemmo la disponibilità dei dipendenti comunali, ma nessuno aderì». Pur essendo la questione di importanza assai rilevante, non solo per la funzione che l’ufficio stesso espleta all’interno del territorio, ma anche perché sembra ben prestarsi agli interessi sia della politica, sia anche delle attività sindacali. Martino Melchionda traccia un solco tra le responsabilità, bacchettando i dipendenti comunali: «A loro è dato di lavorare, non di decidere le sorti della Città, questo spetta a chi amministra. Eppure, sembra che una vera e propria epidemia abbia investito i dipendenti comunali che prestano servizio presso l’ufficio del Giudice di Pace, che in massa si sono messi in malattia, creando seri disagi e finanche impedendo lo svolgimento delle regolari attività. Se tale è la situazione, ritengo allora opportuno che si proceda, nel pieno rispetto di tutte le mansioni e delle categorie del personale, ad un aumento dell’organico. Non si può consentire che sia la burocrazia a decidere per la città. Noi abbiamo ritenuto di fondamentale rilievo mantenere il servizio giudiziario, che deve essere messo nelle condizioni di operare proficuamente. Alla prossima amministrazione comunale, quindi, spetterà il compito di esprimere le proprie determinazioni a riguardo e decidere sul da farsi; fino ad allora va garantito il pieno funzionamento dell’ufficio».
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